Difficoltà: E (percorso escursionistico semplice)
Tappe principali: Livergnano, Balzo dell’uomo morto, Bortignano, Balzo dell’Olla, Grotta della menta.
Lunghezza: 17 km (9 km + 8 km)
Tempo di percorrenza: 8 ore (4 ore + 4 ore): è consigliabile suddividere l’escursione in due giornate
Dislivello: 800 mt (340 mt + 360 mt)
Come si raggiunge
In auto: dalla Strada Statale 65 della Futa fino a Livergnano
Collegamento extraurbano: Linea TPER n. 906 Bologna-Monghidoro fermata Livergnano.
Per gli orari, consultare il sito Tper
Descrizione: itinerario di media montagna di interesse naturalistico, paesaggistico, storico, architettonico.
Si tratta di un itinerario a forma di ‘8’, composta da due anelli, che partono e rientrano entrambi a Livergnano. Richiedono un tempo di percorrenza di circa 4 ora ognuno; il secondo percorso, leggermente più breve, prevede alcuni tratti piuttosto impegnativi per la pendenza, ma non difficili: per questo ha la stessa durata del primo. È inoltre consigliabile prevedere almeno un’ora aggiuntiva oltre all’escursione, per visitare il Museo Winter Line di Livergnano.
Quando si raggiunge Livergnano, la prima cosa che colpisce l’attenzione è una grande rupe sulla destra della piazzetta del paese, nella quale è incastonata una casa, che preannuncia la caratteristica principale di questo borgo, sulla quale torneremo in chiusura di questo percorso.
L’anello di Livergnano
Dalla piazza si prende la Futa in direzione Firenze, per un brevissimo tratto verso sud e si imbocca via Sadurano che rimane sulla sinistra, quasi di fronte alla centro del paese, e che successivamente, fuori dall’abitato, diventa il sentiero CAI 809. A questo punto ci si addentra nel bosco: ci troviamo nella Riserva naturale del Contrafforte Pliocenico, un’area di gradissimo interesse ambientale. Il percorso si alterna tra tratti di bosco di castagni e querce e tratti in cui il sentiero attraversa i bastioni di arenaria del Contrafforte, tra belle formazioni rocciose, risultato dell’erosione dell’arenaria e scorci panoramici.
In prossimità della prima curva a destra della via Sadurano, sul lato sinistro del sentiero appare in rilievo il corpo di una donna nuda scolpito sulla parete rocciosa, divertente ‘opera’ di un soldato americano posizionato in questo punto, che deve avere ingannato la noia e lo stress della guerra dando vita a questa donna di pietra.
Gran parte di questo percorso scorre infatti lungo uno dei fronti della Linea Gotica. Nel punto in cui la via Sadurano incrocia il sentiero 809, si incontra a sinistra un’alta parete di arenaria, denominata Balzo dell’uomo morto. Questo luogo non è per nulla conosciuto all’escursionismo di massa, nonostante sia indicato nelle mappe topografiche più accurate. Questa parte dell’itinerario si trova in un’area caratterizzata da un piacevole microclima, con una vegetazione tipica della macchia calda: qui si trovano corniolo, orniello, ginepro, prugnolo, ligustro, viburno, ginestra ed elicriso, pianta rara alle nostre latitudini.
Il Balzo dell’uomo morto
Questo luogo, che non è citato in nessuna guida e in nessun sito internet, riserva in realtà un grande interesse: se si osserva la parete di arenaria si possono vedere, vi sono alla sommità, tra piccole cavità perfettamente allineate in senso orizzontale. Al loro interno sono stati ritrovati alcuni piccoli manufatti ornamentali in bronzo. Il Balzo dell’uomo morto è un luogo ancora carico di mistero: gli archeologi dell’Università di Bologna che lo stanno studiando, non hanno ancora trovato una risposta circa l’uso funerario o rituale di queste cavità e le popolazioni che hanno frequentato e utilizzato questa parte di territorio. Etruschi, celti, o entrambi, come a Monte Bibele? Tra tutti questi interrogativi, l’unica certezza che possiamo dedurne è che questi luoghi sono carichi di una storia ancora tutta da raccontare. Il sito è studiato dagli archeologi dell’Università di Bologna.
Si può salire in cima al Balzo dell’uomo morto seguendo un sentiero non indicato, ma segnalato da una fila di sculture in terracotta raffiguranti teste di fauno. Ci si ritrova proprio sulla parete di arenaria, su una grande terrazza naturale che si affaccia a sud-ovest, con una bellissima veduta sul Prato delle Donne. Questo è un luogo frequentato da rapaci e non è raro vedere i falchi volteggiare nel vuoto sottostante il Contrafforte.
Una volta scesi, si riprende il sentiero 809, lasciandolo dopo poco per imboccare il sentiero 809°, in direzione sud-ovest, svoltando verso sinistra, in direzione nord-est: si lascia la macchia mediterranea per addentrarsi in una zona più fresca, attraverso un bosco ombroso, residuo di un vecchio castagneto, ora abbandonato, affiancato da piante di nocciolo, mentre nel sottobosco vi sono piante di felce ed elleboro, tipiche dei climi freddi.
Giunti all’incrocio col sentiero 913, che si imbocca tenendo la sinistra e proseguendo verso ovest, si arriva al borgo di Casola, un piccolo gruppo di case rurali, al cui ingresso si trova un immenso tiglio bianco. Proseguendo ci si immette sulla via di Bortignano, che conduce all’omonima abbazia. Il sentiero è costeggiato da basse stratificazioni di arenaria con depositi di ciottoli e fossili. Poco prima di raggiungere una casa colonica da dove un breve vialetto sterrato conduce all’abbazia, si può ammirare una vasto panorama aperto su Bologna.
L’abbazia di Bortignano
Questo edificio risalente al 1200 fu sede parrocchiale officiata da sacerdoti diocesani fino al 1451 quando Giovanni Lojani, che ne godeva il giuspatronato, lo donò ai Padri Carmelitani di San Martino.
La parrocchia di Santa Maria di Bortignano e l’annesso convento rimasero attivi fino al 1652, quando i Carmelitani abbandonarono questo luogo, che andò così progressivamente in rovina A fine Ottocento la costruzione fu trasformata in deposito per gli strumenti agricoli e tutti gli arredi e gli oggetti sacri, furono trasferiti presso la parrocchia di Livergnano, compresa l’antica immagine della Madonna del Carmine, che andò distrutta durante la seconda guerra mondiale. In questo periodo anche l’abbazia ha subito diversi danni.
Recentemente i proprietari dell’edificio hanno compiuto un’opera di accurato restauro conservativo, riportando alla luce antiche strutture. Le sepolture ritrovate nei sotterranei facevano probabilmente parte dell’originario cimitero parrocchiale.
Testimonianze approfondite sull’Abbazia di Bortignano sono presenti negli scritti di Serafino Calindri, Luigi Aureli, Raffaele Della Casa, Luigi Fantini e Fabio Naldi.
Oggi l’edificio è visitabile solo dall’esterno. Proprio all’ingresso della proprietà si trova un antichissimo cipresso risalente al Settecento, dalla chioma a forma conica, in cima a un tronco che sembra pietrificato: questa forma apparentemente bizzarra è dovuta alla scarica di un fulmine, che ha incendiato l’albero, il quale tuttavia si è miracolosamente salvato.
Immagini dell’abbazia di Bortignano
Dopo una breve sosta per la visita all’abbazia, si riprende via di Bortignano per proseguire in direzione sud-ovest non senza aver sostato nell’azienda agricola a coltivazione biologica Il Granello per degustare o acquistare i prodotti. Si prosegue poi fino a raggiungere Poggio,una casa isolata circondata da un grande prato, da cui si può ammirare una bellissima vista sul Monte delle Formiche e sulla pianura fino a Bologna e, in giornale particolarmente limpide, fino alle Alpi.
Riprendendo il cammino ancora si raggiunge la strada asfalta: da questo punto è possibile andare direttamente fino al centro del paese, passando per la panoramica di Boccafredda o andare verso destra, attraverso una strada ghiaiata chiusa da una catena. Questa seconda opzione allunga di poco il percorso, costeggiando il versante nord-est fino a sbucare in via Sconcola, ma permette di continuare a essere accompagnati dal panorama che spazia sulla pianura. Quando si torna a incontrare via di Bortignano, in prossimità del paese, si tiene la destra, arrivando così in piazza.
A conclusione di questa parte dell’itinerario è consigliata la visita al Museo Winter Line, che si trova lungo via della Chiesa, la prima stretta strada che si trova a destra del paese e costeggia la parte di arenaria. Qui si incontra un piccolo ma raro gruppo di case in roccia, esempio più unico che raro in queste zone di edilizia rupestre.
Le case in roccia
Arrivando a Livergnano, si comprende immediatamente di trovarsi in un luogo singolare: si viene infatti accolti, alle porte del paese, da una casa, situata a sinistra della strada per chi proviene da Bologna, interamente scavata nella parete di arenaria, con la facciata che sporge leggermente dalla roccia. Questa è probabilmente la più antica fra questo tipo di abitazioni in paese. Una volta raggiunto il piccolo centro di Livergnano, sulla destra, non si può non notare, sulla destra sempre per chi proviene da Bologna, una casa addossata a una grande rupe.
Ma il vero e proprio nucleo delle case in roccia di Livergnano si trova lungo via della Chiesa: si tratta di un piccolo nucleo di edifici, allineati lungo la parete rocciosa, nella quale sono scavati gli ambienti interni delle abitazioni, probabile evoluzione di antichissimi ripari rupestri. Infatti, all’interno di alcune di queste cavità sono stati ritrovati reperti di epoca preistorica. Le facciate invece hanno forme più moderne, risalenti all’Ottocento o agli inizi del Novecento, con rimaneggiamenti di epoca più recente. Tutta l’area dell’abitato di Livergnano è cosparsa di cavità scavate nella roccia: se ne ritrovano lungo la via dei Gruppi e lungo la via di Bortignano, dall’altro alto del paese, ma anche all’Anconella, alla Guarda e lungo la strada tra Barbarolo e Sabbioni. Si tratta di ripari per animali o depositi, in parte ancora utilizzati, in parte in disuso. Sempre nel centro di Livergnano, dietro alla grande rupe che troneggia sulla piazza, nascosta da un grande albero di fico, si trova un’ampia cavità. Come documentato da un’iscrizione scolpita su una delle sue pareti e da alcune antiche suppellettili, qui in epoca medievale si trovava la zecca del paese.
È documentata anche l’esistenza di un castello, ora scomparso. Se si pensa che questa parte dell’abitato di Livergnano è documentata fin dal 1209, si può comprendere che la tradizione rupestre locale è stata coltivata pressoché ininterrottamente dall’antichità ai giorni nostri, come testimoniato dal colombaio, antica sepoltura di epoca romana di Monte del Frate, in prossimità di Brento, lungo la strada che porta a Badolo, oppure dalla Rupe di Sasso Marconi, una parete di arenaria in parte utilizzata nell’antichità come cava, che si affaccia ripida sul fiume Reno. Nel 1283 il frate Giovanni da Panico vi aveva costruito un piccolo santuario, noto come Madonna del Sasso, ampliato nel 1477 e del quale è tuttora visibile la facciata scolpita nella roccia con forma timpanata, che ricorda quella di un tempio greco.
È possibile che il piccolo gioiello di Livergnano sia in realtà una preziosa testimonianza di un’antica civiltà rupestre appenninica, di cui si è persa traccia e meriterebbe di essere accuratamente studiata.
In questa parte del centro abitato si trova il Museo Winter Line, anch’esso ricavato da un’ampia grotta, nella quale sono stati ritrovati fossili e suppellettili preistoriche. Questo singolare museo della Linea Gotica merita una sosta.
Il Museo Winter Line
Questo piccolo museo è stato creato dal ricercatore storico Umberto Magnani all’interno di una parte della sua abitazione, anch’essa scavata nella roccia. Si tratta di una ricchissima e rara collezione privata di oggetti della più svariata natura, come divise, elmetti, armi o parti di armi, strumenti, oggetti di uso quotidiano e documenti, sia americani che tedeschi, che illustrano la storia di questa parte della Linea Gotica, nota come Winter Line in quanto, come si è già detto QUI in questa parte del sito, ha rappresentato la linea sulla quale si attestato il fronte, in attesa che finisse l’inverno.
Il fondatore, proprietario e curatore della collezione vi accompagnerà, raccontandovi la storia di ogni oggetti, intervallandola con la storia delle vicende legate alla guerra. La visita è possibile previo appuntamento da fissare chiamando il numero 380 507 4820. L’ingresso è gratuito.
Sito web del Museo Winter Line di Livergnano.
A questo punto si può decidere se proseguire per la Grotta della menta o se terminare l’escursione, lasciando eventualmente a una successiva occasione la visita all’altra parte dell’itinerario. Nel primo caso, data la lunghezza del percorso, è consigliata la sosta per la cena e il pernottamento in zona.
Si riparte da Livergnano, lungo via della Chiesa, passando davanti alle case in roccia. Lungo la strada, si possono osservare diverse cavità nella roccia, a livello del terreno, usate probabilmente fin dall’antichità come ricoveri per animali o depositi per attrezzi e, durante la guerra, come ripari.
Raggiunta la chiesa, in posizione sopraelevata sulla falesia di arenaria, si può godere di una splendida vista sulla pianura in direzione di Bologna. Dopo essere tornati indietro fino al primo incrocio, in cima alla salita, si scende verso destra fino ad arrivare a una sbarra, che si attraversa per proseguire lungo una cavedagna ghiaiata. Alla prima casa che si incontra, a sinistra del sentiero, si attraversa il cortile, mantenendo la destra e si prosegue fino a raggiungere l’imponente sperone di roccia del Balzo dell’Olla, uno dei punti più belli del Contrafforte Pliocenico, sia per le sue formazioni rocciose, sia per la splendida vista a trecentosessanta gradi, dal Monte delle Formiche a Monte Adone e Brento, passando per la pianura a perdita d’occhio in direzione di Bologna.
La sommità piatta del Balzo dell’Olla si presenta come una grande terrazza naturale che si affaccia a strapiombo sulla vallata sottostante e sui dirupi della parete di arenaria. Per la sua visuale, anche questo baluardo è stato teatro di combattimenti durante la seconda guerra mondiale. Il Balzo dell’Olla merita una sosta prolungata, per poter ammirare le curiose forme della roccia e per ammirare il panorama: anche da qui, nelle giornate limpide, si possono intravvedere le Alpi e, secondo gli abitanti del posto, addirittura il mare.
Immagini del Balzo dell’Olla
Per proseguire l’escursione si deve riprendere la cavedagna e proseguire a sinistra, continuando a scendere fino a raggiungere la strada provinciale Fondo Valle Savena. Da qui si volta verso destra, percorrendo la strada asfaltata per circa 200 metri, finché non si incontra a lato della strada sempre sulla destra, nascosto dalla vegetazione, il punto di partenza del sentiero che porta alla Grotta della Menta. Non ci sono indicazioni, quindi bisogna affidarsi ad altri riferimenti, come il fatto che in quel punto il bosco è tagliato e vi sono reti di protezione. Il sentiero diventa immediatamente molto ripido: sconsigliato percorrerlo dopo la pioggia, perché può essere molto scivoloso; un corrimano facilita la salita.
Tutto il percorso è immerso nel bosco e, in prossimità della grotta, il tracciato diventa pianeggiante e molto piacevole, dal momento che costeggia un ruscello, in una vegetazione molto rigogliosa, di ontani neri, pioppi e salici bianchi, carpini bianchi, cespugli di viburni, sanguinelli, sambuchi.
La Grotta della Menta appare improvvisamente sulla destra: si tratta di una grande cavità naturale, con al centro un piccolo specchio d’acqua, abitato da una colonia di tritoni. Questo è un luogo appartato, ancora praticamente sconosciuto al turismo di massa, un luogo incontaminato che va visitato con rispetto, mantenendo la sua integrità.
Immagini della Grotta della Menta
Si rientra verso Livergnano proseguendo sullo stesso sentiero, tutto in salita fino alla cima, per poi diventare pianeggiante in corrispondenza di una grande radura, fino a raggiungere la parete rocciosa del Contrafforte: qui il sentiero si apre, lasciando vedere sullo sfondo il paese e, sulla destra, belle vedute sulla vallata.
Il percorso termina nuovamente su via della Chiesa, in prossimità delle case in roccia e del Museo Winterline. Si può scegliere se visitarlo al termine della prima parte dell’escursione o a questo punto, telefonando per la prenotazione con congruo anticipo.
Dove dormire
A Pianoro
IL CASALINO B&B
Via Gruppi, 7 Pianoro BO tel. 339 223 9788
I GIOCHI DI LUPO B&B
Via Fratelli Dall’Olio 47 Pianoro BO tel. 333 741 1675
All’Anconella
CASA DI CINTI
Appartamenti nel borgo dell’Anconella
Via San Vincenzo 8/1 Loiano BO tel. 051-928033
BORGO ANCONELLA
Appartamenti in edificio storico presso Trattoria Anconella
Via Anconella, 39 Loiano BO tel. 051-928373
A Barbarolo
LA TORRETTA DI BARBAROLO B&B
In antico edificio in località Poggiolo di Barbarolo
Via della Valle 25 Loiano tel. 380 635 3310
Dove mangiare
A Livergnano
TRATTORIA DI LIVERGNANO
– Via Nazionale 238 Livergnano BO tel. 3703184622
BAR LA RUPE
– Via Nazionale 254 Livergnano BO tel. 051 778818
IL GRANELLO AZIENDA AGRICOLA
– Via Di Bortignano 45 Livergnano BO – Pic nic, pranzi e cene su prenotazione tel. 3407575986
A Pianoro
PIZZERIA RISTORANTE KRIS
Via Nazionale, 163 Pianoro BO tel. 051 469 0031
RISTORANTE LA TORRTUGA
Via Nazionale 200 Pianoro BO tel. 051 774110
All’Anconella
TRATTORIA ANCONELLA
Via Anconella, 41/43 Loiano Tel. 051-928373
A Sabbioni
BAR IL TELEGRAFO
Via Sabbioni 37 Loiano tel. 051 654 5447
A Barbarolo
BAR TRATTORIA NALDI
Via Barbarolo 8 Loiano tel. 051-928041