Quando qui c’era il mare
L’origine del contrafforte ha a che fare gli innalzamenti e abbassamenti della terra e del mare a seguito delle successive glaciazioni. Nel periodo pliocenico, il Mare Adriatico copriva gran parte della Pianura Padana e dell’Appennino odierni: l’abbassamento del fondo marino a causa del peso dei sedimenti (fenomeno noto come subsidenza, tuttora attivo in queste zone) aveva provocato la formazione di un golfo che entrava per circa 30 km. all’interno dell’Appennino. I torrenti che scendevano dalle montagne avevano una portata simile a quella odierna e scaricavano grandi quantità di materiale alluvionale, rappresentato da limo, sabbie, ghiaie e ciottoli.
Durante il Pliocene questa zona alluvionale si era spostata a 10-15 km. dalla via Emilia, in direzione dei rilievi montuosi. Alla fine del Pliocene, l’Appennino si è sollevato, facendo sparire il golfo e facendo emergere le rocce depositate. Si era così invertito il fenomeno della subsidenza, in un’alternanza tra sprofondamento e immersione che caratterizza ancora oggi la vita dei terreni di origine sedimentaria. L’esposizione delle formazioni emerse agli agenti naturali ha fatto sì che i depositi di sabbia si siano cementificati a causa dell’effetto delle piogge e che i rilievi siano stati erosi dai venti e dai corsi d’acqua, dando origine alle belle sculture naturali che possiamo tuttora ammirare.
Le vene rocciose del contrafforte sono in molti punti ricche di fossili, tra cui ossa e scheletri di diversi animali preistorici: nella località di Gorgognano, in val di Zena, è stato effettuato l’eccezionale ritrovamento del corpo fossilizzato di una balenottera. L’originale ora è conservato presso il Museo Geologico “Giovanni Capellini” a Bologna, mentre sul posto è possibile vedere una copia in gesso.