Difficoltà: E (percorso escursionistico semplice)
Difficoltà: E (percorso escursionistico semplice)
Tappe principali: Loiano, Scanello, Quinzano, Parco Archeologico di Monte Bibele
Lunghezza: 8 km c.a
Tempo di percorrenza: 4 ore oltre alla visita al parco archeologico, che richiede circa un’ora
Come si raggiunge
In auto: Loiano è raggiungibile percorrendo la Strada Statale della Futa, oppure la Strada Provinciale Fondovalle Savena
Collegamento extraurbano: linee 900, 906, 918 fermata Loiano. Chi volesse partire da Quinzano o rientrare da Quinzano senza tornare fino a Loiano, deve prendere il 918, fermata Quinzano. Chi vuole proseguire fino a Monterenzio e rientrare con i mezzi pubblici, può prendere la linea 918 verso Bologna, o verso Quinzano-Loiano a seconda delle necessità, oppure la linea 916 verso Bologna.
Per gli orari, consultare il sito Tper
Descrizione: itinerario di media montagna di interesse naturalistico, paesaggistico, storico, architettonico e archeologico.
L’itinerario può svolgersi nell’arco della giornata se si limita alla visita all’area archeologica di Monte Bibele, mentre è consigliabile suddividerlo in due giornate, se si vuole proseguire a piedi fino a Monterenzio e visitare il Museo Archeologico Luigi Fantini.
Per chi si muove a piedi, è possibile rientrare a Bologna con le linee di trasporto extraurbano, oppure rientrare per lo stesso percorso fino a Loiano, se si è lasciata qui la propria auto.
ATTENZIONE: nella prima parte del percorso il sentiero 803 segue la stessa direzione dei sentieri 941 e 827 che portano rispettivamente a Sabbioni-Anconella-Fondovalle Savena e a Molino delle Colore-Torrente Zena.
Fare attenzione alla segnaletica!
Il paese di Loiano è situato lungo la SS 65 della Futa, a circa 35 km. da Bologna, in una posizione importante di collegamento fra l’Emilia-Romagna e la Toscana, quindi fra Italia settentrionale e centrale.
Loiano e molte delle località nei suoi dintorni sono quasi certamente di origine romana e ciò lo si desume dall’origine dei nomi, che in molti casi sono toponimi prediali, più che dagli scarsi ritrovamenti archeologici. Ma non è da escludersi una più antica origine dell’abitato ricollegandosi ad insediamenti di epoca precedente rinvenuti poco distanti dai confini comunali.
Nel corso dei secoli il paese si è trovato su un’importante via di comunicazione in una zona di confine dapprima tra il regno dei Goti e l’Esarcato successivamente tra i domini di potenti famiglie da un lato, e il Comune di Bologna dall’altro: infine, tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana.
Nell’XI secolo il territorio Loianese fu conteso tra i marchesi di Toscana e famiglie nobili di origine germanica scese in Italia al seguito dei re Longobardi. Successivamente è rientrato nei possedimento della contessa Matilde di Canossa, che li ha donati alla Chiesa Pisana, assieme a una grande proprietà che comprendeva terreni a Scanello, Barbarolo, Casedro e Loiano. Il vescovo di Pisa li cedette a Ubaldo Malavolta della stirpe degli Ubaldini del Mugello, dal quale probabilmente ha avuto origine la famiglia dei Lojani, che prende il proprio nome dal paese e non viceversa, come si è creduto a lungo.
Durante il medioevo, Loiano fu al centro delle lotte tra Guelfi e Ghibellini. Nel 1377 il castello fu distrutto e ricostruito 25 anni dopo in località Pellegrino, per essere nuovamente abbattuto e ricostruito e infine devastato dalle milizie di Giovanni Bentivoglio. Questi fu poi punito col linciaggio sulla piazza a Bologna. I loianesi avevano preso le parti di due famiglie bolognesi: i Gozzadini e i Galluzzi, sostenitori dei Visconti che presto sarebbero divenuti i nuovi Signori di Bologna.
Nel 1512 Bologna e Loiano ricaddero sotto il dominio pontificio col papa Giulio II e per un lungo periodo non si verificarono avvenimenti di particolare importanza storica.
Negli anni a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo, Loiano ha affrontato le traversie per le guerre che affliggono l’Italia: fu prima con la Repubblica Cispadana poi Transpadana quindi nel 1797 con la Cisalpina e dal 1802 al 1805 fece parte della Repubblica Italiana.
Per alcuni secoli Loiano rimase centro amministrativo di prim’ordine e questa prerogativa
venne conservata anche nel periodo napoleonico. Si sa per certo che furono parecchi i loianesi che si arruolarono nelle truppe di Napoleone. Dopo il congresso di Vienna il territorio di Loiano passò sotto la giurisdizione dello stato pontificio.
Loiano è una graziosa località, dove si può trascorrere una piacevole giornata visitando il paese e i suoi dintorni, magari fermandosi per assaggiare la cucina locale, in uno dei tanti ristoranti e trattorie.
Il centro del paese conserva ancora antichi edifici, uno dei quali con portico antistante. Proprio in questo palazzo ha soggiornato Goethe, di passaggio nel suo viaggio in Italia.
Meritano una visita la Chiesa Parrocchiale di San Giacomo e Santa Margherita, nel centro del paese, il cui nucleo originario risale almeno al XIV secolo, completamente rimaneggiata nell’Ottocento. All’interno sono conservate una raffigurazione di San Giacomo ad opera di Denijs Calvaert e una pietà di epoca settecentesca. Calvaert fu un importante pittore fiammingo nato in Belgio nel 1540 e morto a Bologna nel 1619.
Il Museo Minima Devotio, in via Roma 60, nella piazza principale del paese, di fronte al Palazzo del Comune, conserva un’interessante collezione di santini, ex-voto e oggetti devozionali.
Da non perdere, l’Osservatorio e parco astronomico gestito dall’INAF di Bologna. Un primo edificio, in via Nazionale 11, dotato di una lene Zeiss, da 60 cm, fu inaugurato nel 1936. Adiacente all’osservatorio si trova il planetario, realizzato nel 2015. Nel 1976 la stazione osservativa fu ampliata con un secondo edificio, in località Orzale, a 1 km, da Loiano in direzione di Moghidoro e a 500 m. dal precedente. Il telescopio, dedicato a Gian Domenico Cassini, ha una lente di 152 cm. di diametro ed è il secondo in Italia per dimensioni. Vengono organizzate attività didattiche e osservazioni di particolari fenomeni celesti, rivolte al pubblico e alle scuole. Per informazioni su aperture e iniziative Oas.inaf.it/loiano
Partendo dal Municipio di Loiano si procede in direzione sud lungo Via Roma, da dove si sale a sinistra prendendo Via Molino a vento e continuando su di essa fino ad incrociare Via Luigi Pozzi. Si prosegue su Via Pozzi mantenendo la sinistra fino a che, dopo circa 500 metri, sulla destra si incontra il sentiero 803 CAI. Si prosegue per circa 3,5 km c.a, passando per le località di Cà di Moschino e Cà di Rizzi.
Poco dopo questa località, sempre in direzione di Scanello, sulla sinistra in posizione sopraelevata rispetto alla strada si incontra una grande villa dove, tra ottobre 1944 e aprile 1945 ha avuto sede il quartier generale della V armata americana. Una lapide posta all’entrata della casa, firmata dal generale Clark, ricorda che qui si sarebbe trattenuto l’allora generale e futuro presidente degli Stati Uniti Dwight D. Eisenhower, in visita ai reparti. La casa, di proprietà di privati, è visibile solo dall’esterno.
Si prosegue fino a raggiungere la Chiesa di Scanello, dedicata a San Giovanni Battista, che sorge su un altopiano lungo la strada provinciale che da Loiano conduce a Quinzano e a San Benedetto del Querceto.
La chiesa è da ritenersi molto antica, anche se l’attuale edificio risale al XVIII sec., essendo stato costruito
sui resti di un edificio ben più antico, completamente demolito verso la metà del Seicento.Infatti, l’Elenco di Chiese della Diocesi di Bologna, redatto nel 1300 e conservato nell’Archivio Vaticano, indica la presenza della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di Scanello; l’antico edificio risaliva, dunque, a un’epoca molto precedente, probabilmente ad un contesto longobardo. Al suo interno alcune pregevoli pale, tra cui quella dell’altare maggiore opera di Bartolomeo Passarotti. La parrocchia di Scanello si presenta oggi come un’unità territorialmente composta dall’aggregazione di tre antiche comunità facenti capo alle chiese di San Giovanni Battista di Scanello, S. Martino di Quinzano – entrambe nel Comune di Loiano – e S. Maria Assunta di Gragnano, nel Comune di Monghidoro. Dal 2021 fa parte della Parrocchia Collegiata di Loiano che ha raggruppato tutto le parrocchie del territorio comunale.
Accanto alla Chiesa si trova Palazzo Loup, più anticamente Villa della Fratte. Il palazzo prende la denominazione attuale da un suo illustre proprietario, Luigi Loup, nobile agronomo svizzero, grande innovatore, impegnato in politica, che seppe trasformare la tenuta di Scanello in una moderna azienda agricola. L’edificio originale di Palazzo Loup era infatti molto diverso da quello attuale, dal momento che era stato costruito sui ruderi del Castello di Scanello di origine medievale, che sorge sul luogo dell’antica curtis, centro dei possedimenti di Matilde di Canossa, donati nel 1077 all’arcivescovo di Pisa. Nella storia, transitarono da questo luogo nobili famiglie come i Calderini, i Taruffi e i Massa. Nel 1805 a Palazzo Loup soggiornò Papa Pio VII, di ritorno a Roma, per ristorarsi dal lungo viaggio che lo aveva condotto a Parigi per l’incoronazione a imperatore di Napoleone Bonaparte.
Il 28 settembre 1859 Luigi Loup ospitò il “Convegno Segreto di Scanello”, volto all’unificazione doganale e monetaria fra Toscana, Romagna e fra i ducati di Modena e Parma, in vista dell’unità d’Italia sotto il regno di Vittorio Emanuele II. Vi presero parte importanti personaggi della scena politica del tempo: Marco Minghetti, Bettino Ricasoli, Luigi Carlo Farini, Leonetto Cipriani e Rodolfo Audinot, i quali, come riporta la lapide affissa su un muro interno del palazzo e che ricorda il convegno, stabilirono di togliere ogni barriera doganale fra Toscana, Romagne, Modena e Parma e predisposero i futuri provvedimenti per l’unificazione dell’Italia centrale sotto il regno di Vittorio Emanuele II.
L’edificio attuale, ora trasformato in un lussuoso hotel, si presenta come una residenza padronale rurale, elegante ma un po’austera. Il palazzo è circondato da un grande parco con annesse costruzioni in pietra, che erano edifici accessori e scuderie, oggi dependance dell’albergo e sala conferenze. Dal parco si ha una bella veduta sul panorama della pianura sottostante.
Si prosegue lungo la strada provinciale (Via Zena) per 2 km fino a raggiungere Quinzano, grazioso e antico borgo, in cui si può ammirare un esempio di casa torre, con evidenti tracce architettoniche di epoca medievale nella forma delle porte e delle finestre.
Il borgo di Quinzano si trova all’estremità orientale del Comune di Loiano, presso le sorgenti del torrente Zena, a 546 m.s.l.m.. La sua origine è chiaramente romana (Fundus quintianus). Caratteristica tipica del paese è la casa-torre, esempio di architettura civile fortificata di epoca medievale, perdurata fino a epoca più recente. Le case torre si inseriscono in una tradizione tipica dell’Appennino, diffuse principalmente nell’area reggiana. Si presentano a volte come vere e proprie torri isolate, a volte collegate ad un’abitazione tradizionale.
La casa-torre di Quinzano, documentata anche dalle foto lasciate dal famoso storico locale Luigi Fantini, mostra le caratteristiche tipiche di questo genere di edificio: ha un’ampia base quadrata e si articola su tre o più piani, con allestimento e funzione diversi. Le murature sono in pietra locale.
Gli ambienti interni sono raggiungibili attraverso un ingresso sopraelevato a scopo difensivo, così le finestre piccole e rade avevano una difensiva, oltre a quella di garantire l’isolamento termico della costruzione. ed erano dotati di rade e piccole finestre che evitavano la dispersione del calore ed aumentavano la sicurezza.
La casa-torre di Quinzano appartiene a privati, che possono consentire la visita su richiesta.
Dal centro di Quinzano parte un sentiero che, protendendosi nella suggestiva valle dello Zena, conduce all’area archeologica di Monte Bibele: il percorso ad anello, che tocca il Centro servizi del parco, la zona archeologica e la sommità di Monte Bibele ha inizio di fronte al centro sociale di Piazza della Pace (segnalazioni in loco). Percorrendo la suggestiva Via della Carrozza, la quale si addentra nel sottobosco in leggera salita, si può facilmente raggiungere l’area dell’abitato etrusco celtico di Pianella di Monte Savino, dove è possibile effettuare una visita guidata su prenotazione. Le visite guidate partono dal Centro servizi (raggiungibile anche in auto da Quinzano lungo Via Zena) dove sono disponibili auto elettriche. È possibile visitare il sito in autonomia, grazie alla cartellonistica numerata che illustra in maniera approfondita la vita dell’abitato, dalla sua fondazione all’ultimo periodo di frequentazione.
Il sentiero che porta all’insediamento etrusco-celtico di Monte Bibele ha diversi punti panoramici sui due versanti di un crinale, verso la pianura e il mare da un lato, verso le colline della Toscana, ovvero verso l’Etruria dall’altro. È possibile infatti che la componente etrusca dell’abitato sia arrivata da quelle zone. L’insediamento si trova quindi in una posizione sopraelevata facilmente difendibile e di importanza strategica, lungo quella che all’epoca era un’importante via di comunicazione tra la Pianura Padana e l’Etruria.
L’abitato etrusco-celtico di Monte Bibele è situato tra i boschi di Pianella di Monte Savino. Gli scavi hanno portato alla luce ampi tratti di muri e, ancora intatta, la grande cisterna, a testimonianza dell’esistenza, in questo luogo, di un importante centro di epoca etrusco-celtico e tracce di frequentazione durante l’età del Bronzo Recente. Non a caso la sicurezza del luogo, naturalmente ben difeso, e la disponibilità di risorse idriche, ne determinarono la scelta come punto privilegiato per l’insediamento umano.
Le evidenze archeologiche più consistenti risalgono agli inizi del IV secolo a.C., quando un gruppo di Etruschi occupò le pendici di Monte Bibele. L’arrivo di popolazioni celtiche da nord è collocabile tra il 375 e il 350 a. C.: dall’incontro tra i due popoli è nata una pacifica comunità multietnica.
Per rendere abitabile la zona, caratterizzata da una forte pendenza tutta l’area di circa 7000 mq venne disboscata e furono realizzati una serie di terrazzamenti consecutivi: su tali terrazzamenti vennero costruite in seguito una quarantina di unità abitative collegate tra loro da un sistema di rampe e vialetti (i quali servivano anche a favorire lo smaltimento delle acque piovane). Grazie al lavoro degli archeologi, è stato possibile ricostruire i basamenti delle case, costruiti in pietra a secco, e il sistema viario. La parte sopraelevata delle case aveva pareti in legno e tetti in paglia, quindi è andata distrutta. Gli archeologi hanno però ricostruito un’abitazione, utilizzando materiali analoghi a quelli dell’epoca, visibile nella parte sopraelevata dell’area archeologica.
Nella zona meridionale dell’abitato, detta “area fulmini”, è stato indagato un settore in cui la vena rocciosa affiorante attira naturalmente la caduta di fulmini: in quest’area fu probabilmente fondato l’abitato ad opera degli auguri, i sacerdoti etruschi, i quali interpretarono questi particolari eventi atmosferici come un segno divino di Tinia (Zeus per i romani), di buon auspicio per la fondazione del villaggio. Qui è stato reperito un oggetto piatto e circolare di terracotta, con la superficie divisa in fasce concentriche e settori e un foro nel mezzo, dove probabilmente veniva collocata un’asticella: studi accurati hanno lo hanno identificato come quadrante solare, che doveva servire a indicare le ore del giorno, così come i momenti più propizi per celebrare i rituali.
Nella parte bassa dell’abitato si trova una cavità, un inghiottitoio carsico dalla stretta imboccatura, profondo circa 12 m. Qui confluiscono le acque piovane ed è possibile che il villaggio sia stato costruito in modo tale da avere una pendenza che consentisse il deflusso delle acque piovane in questo punto. Questa cavità aveva però anche una funzione cultuale: in quanto apertura verso le viscere della terra, veniva considerata un punto di contatto con il mondo infero e le sue divinità. Per questo, qui sono state ritrovate parecchie statuette votive, gettate a propiziare le divinità dell’aldilà.
Il cunicolo è noto anche come “tana del tasso”, perché fu scoperto negli anni ’50 da un gruppo di cacciatori che inseguivano un tasso, il quale trovò rifugio in questa cavità.
Lo studio dei materiali ritrovati nel corso degli scavi ha permesso di delineare un quadro abbastanza dettagliato della vita all’interno del villaggio.
In quella che oggi è classificata come casa n. 8 è stata ritrovata una piccola pila di monete di provenienza campana e romana, la probabile paga di un soldato. Le monete, ora conservate presso il Museo Archeologico di Monterenzio, sono state ritrovate fuse insieme, come se fossero state esposte a una temperatura altissima. Questo elemento spiega anche la probabile fine dell’abitato, quasi certamente a causa di un fulmine che sarebbe caduto proprio su questa abitazione, in prossimità delle monete, che si sarebbero fuse a causa della folgorazione della scarica elettrica. Ne sarebbe seguito un incendio che avrebbe distrutto il villaggio e spinto gli abitanti ad andarsene. Le caratteristiche dell’area, disposta su rocce che hanno la particolarità di attrarre i fulmini, come testimoniato anche dagli archeologi che vi hanno lavorato, rende questa spiegazione più che plausibile. La fine dell’abitato di Monte Bibele sarebbe avvenuta intorno al 215 a.C..
Resti di semi e ossa di animali reperiti nell’insediamento ci dicono che il lavoro nei campi, la caccia e l’allevamento di bestiame occupavano un ruolo importante nell’economia delle comunità e testimoniano l’ampio consumo di suini e capri-ovini.
All’interno del parco archeologico è ancora possibile scorgere qualche traccia della necropoli situata sulla sommità di Monte Tamburino, separata da una certa distanza dall’abitato, come era d’uso, e raggiungibile seguendo le indicazioni: mentre le tombe, molto semplici, non sono particolarmente visibili e non rivestono un interesse monumentale, a differenza di quelle delle necropoli dell’Etruria, da qui si può godere di una suggestiva vista panoramica sulle vallate circostanti. I ricchi corredi tombali sono ora conservati presso il Museo Archeologico Luigi Fantini di Monterenzio.
Informazioni particolareggiate sullo scavo e sul museo si trovano al sito https://montebibele.eu/ Si consiglia la consultazione prima di effettuare la visita.
Una volta terminata la visita al parco archeologico, è possibile fare ritorno ai propri mezzi seguendo lo stesso percorso a ritroso oppure usufruendo del servizio extraurbano (fermata della linea 918 di Quinzano, situata di fronte a Via del Poggio), in direzione di Bologna o di Loiano.
È consigliabile la visita al Museo Archeologico Luigi Fantini a Monterenzio, dove sono conservati i reperti provenienti dall’abitato di Monte Bibele e dalla necropoli di Monte Tamburino,
Si può raggiungere Monterenzio continuando il percorso lungo i sentieri 805-805a-809.
In questo caso, è possibile rientrare seguendo lo stesso percorso, oppure utilizzando il trasporto extraurbano della linea 916, in direzione Bologna o 918 in direzione Loiano.
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